GINEPRO – Juniperus communis L.- Cupressaceae
Caratteristiche
Il ginepro è un arbusto conifero dal fogliame molto denso, spesso ramificato dalla base che può raggiungere 5 metri di altezza.
Gli aghi misurano da uno a due centimetri, sono coriacei e pungenti, raggruppati a tre alla volta e dal colore verde scuro con una striscia bianca nella parte superiore.
Le foglie squamiformi prevalgono negli individui adulti.
I frutti sono coni dall’aspetto di bacche; maturano a partire dal secondo anno e diventano di colore blu – nero.
Le bacche di ginepro sono di colore bruno violaceo, aromatiche, contengono la juniperina e acidi vegetali.

Habitat
Il ginepro cresce allo stato naturale sui terreni montagnosi fino a quasi 2.000 metri di altitudine.
Lo si trova normalmente dove il terreno è fertile e cresce dapprima come cespuglio e poi come alberello.
Posizionamento
Preferisce un terreno acido e mediamente permeabile, anche povero.
Ama i terreni ricchi di calcare e calce.
La posizione migliore è in pieno sole e può svilupparsi bene anche in un vaso purché grande.
Moltiplicazione e cure
La moltiplicazione di questa pianta è piuttosto difficile: i semi devono subire prima l’azione del freddo per poter germinare.
Quindi, in primavera, possono germinare ma molto lentamente, così come molto lenta appare la crescita.
Si può moltiplicare per talea o margotta, nel mese di agosto, usando un miscuglio di sabbia (20%) e torba (80%), ma le possibilità di riuscita rimangono limitate.

Raccolta
Le bacche nere, raccolte in autunno, possono essere utilizzate fresche oppure essiccate. In quest’ultimo caso, si lascia asciugare al sole e all’aria, rimescolandole spesso.
La conservazione appare delicata.
Proprietà e utilizzi
Le bacche di ginepro sono considerate di molti secoli un rimedio efficace contro le malattie.
Le sue virtù diuretiche, toniche e digestive sono abbondantemente riconosciute, mentre spesso la pianta è usata per lenire i dolori reumatici.
E’ antidiabetico, diuretico, elimina l’acido urico, per i disturbi del fegato e delle vie urinarie.
Storia e curiosità
Conosciuto fin dai tempi di Greci e Romani, le sue bacche furono usate in tutta Europa fino al XVI secolo come antidoto contro la peste e il morso dei serpenti.
Già Varrone e Virgilio parlano di questa pianta le cui bacche erano usate per profumare.
Juniperus deriva da due vocaboli latini con il significato di partorire e giovenca.

La tradizione del ceppo di Natale
Questa usanza era diffusa in tutta Europa, in particolar modo nei paesi del centronord e dell’est Europa, dove viene ancora rispettata.
In pratica la sera di Natale ci si riuniva intorno al camino e si faceva bruciare un grande ceppo di legno, simbolo di buon auspicio per l’arrivo del nuovo anno.
Ogni paese rispettava questa tradizione a suo modo: in Francia il ceppo veniva messo sotto il letto per proteggere dai fulmini; in Inghilterra se ne conservava un pezzo per accendere il fuoco l’anno successivo; in Italia si adagiava delicatamente il ceppo nel camino e gli si dava fuoco con una fascina di ginepro benedetto.
A Bergamo c’era la tradizione al ritorno della messa di mezzanotte di Natale di bruciare nel camino di casa un ceppo di ginepro come segno ben augurale e un proverbio recita “ Ol zoèrnech a Nadàl a l’ porta bè sensa fal “ cioè “ il ginepro a Natale porta sicuramente bene “ .
La tradizione del ceppo di Natale deriva a sua volta da un’affascinante leggenda.
Si narra che, in un tempo lontano, ogni capofamiglia, la sera della Vigilia di Natale, tra profumi di muschio e biancospino e ghirlande appese alle pareti, radunasse la propria grande famiglia intorno al camino acceso.
Si sceglieva insieme il ceppo di legno più grande e maestoso e lo si metteva a bruciare nel fuoco, sotto gli altri pezzi di legno.
Il ceppo doveva continuare a bruciare fino all’Epifania, per 12 lunghi giorni, che simboleggiavano i 12 mesi dell’anno.
Il giorno dell’Epifania, poi, il capofamiglia raccoglieva i resti del ceppo, che si pensava avessero proprietà magiche: le ceneri venivano sparse nei campi, per favorire il raccolto, aumentare la fertilità di donne e animali e guarire il mal di denti.
Cucina
Le bacche di ginepro sono spesso utilizzate in cucina per le marinate e per insaporire i piatti di carne, specie quelli a base di selvaggina e maiale.
Grazie alla distillazione, il ginepro è la base del gin, dell’acqua vite e di grappe particolari.
CRAUTI AL GINEPRO
Ingredienti
qb Alloro ( Lauro )
qb Bacche Di Ginepro
2 kg Cavolo Cappuccio
qb Dragoncello
qb Ginepro In Grani
qb Pepe
300 g Sale
Tagliate a listarelle sottili e regolari le foglie del cavolo, ben lavate e private del torsolo. Riunitele in un largo recipiente, aggiungete metà del sale, una decina di bacche di ginepro, i semi di cumino e 2 foglie di alloro e un rametto di dragoncello, lavati. Mescolate il tutto e fate riposare per mezz’ora.
Dopo di che sgocciolate bene i cavoli, quindi sistemateli a strati in vasi di vetro, cospargendo ogni strato di sale, semi di cumino e bacche di ginepro.
Coprite l’ultimo strato con un disco di carta oleata, sistematevi sopra un peso e lasciateli riposare per almeno 4 settimane, in luogo asciutto, prima di cucinarli secondo la ricetta desiderata.
Durante questo periodo i cavoli subiranno un processo di lenta fermentazione naturale che farà aumentare il livello del liquido e diminuire il volume.

RISO AL GINEPRO
Ingredienti
qb Ginepro Bacche
qb Riso
1 foglia Alloro ( Lauro )
Preparazione
Lessate il riso unendo all’acqua di cottura qualche bacca di ginepro e 2 foglie di alloro.
Accompagna bene spezzatini e stufati.

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Dicembre 2024