ANICE – Pimpinella anisum L.– Apiaceae
Caratteristiche
Pianta annuale caratterizzata da un’altezza di circa 50 centimetri con fusti gracili, striati e stretti uno all’altro.
Le foglie, distribuite su tutto il fusto, alternate, sono verde acceso: quelle alla base sono larghe, lobate, reniformi e arrotondate, quelle alla sommità sono invece decisamente tagliate.
I fiori appaiono in estate, piccoli, bianchi-giallicci e riuniti in spighe sferico-ovali di 1 cm con fiori maschili in basso e femminili in alto.
Danno origine a dei semi profumati, ovali e pelosi, striati, prima di colore grigio-verde e in seguito rossastri.
I frutti sono di sapore dolce e piccante (3-5 mm).

Habitat
Originario delle regioni meridionali del Mediterraneo, Grecia e del Medio Oriente, Siria, Egitto, cresce su terreni poveri e asciutti in pieno sole.
Posizionamento
Scegliamo per l’anice un terreno sabbioso, leggero e asciutto, possibilmente un poco calcareo, in pieno sole, ma riparato.
La sua coltivazione non è possibile né in vaso né in regioni con inverni troppo freddi.
Può essere coltivata da marzo in campo aperto.
Moltiplicazione e cure
La semina si può effettuare a fine primavera in file o a spaglio, direttamente sul posto, ma la germinazione è lenta.
È anche possibile seminare in serra o in vaso e trapiantare poi le piantine lasciando 30-40 cm di distanza tra di esse, anche se questa operazione appare delicata.
Il terreno di coltivazione deve essere mantenuto pulito da piante infestanti.
Si usano 5-6 kg di sementi per ettaro.
I lavori colturali successivi alla semina sono: diradamento, quando la coltura è a 10-12 cm, scerbatura, sarchiatura.
Se le infiorescenze non vengono tolte in tempo, la pianta si autosemina.
In Alto Adige la pimpinella può essere raccolta anche allo stato selvatico.

Raccolta
I frutti vanno raccolti prima della maturazione per evitare che vadano dispersi.
Si tagliano le infiorescenze contenenti i semi quando questi cominciano a diventare rossastri e si appendono capovolte al sole per farli cadere man mano che maturano.
Si possono conservare per circa un anno.
Resa media: da 2 a 5 quintali per ettaro.
Proprietà e utilizzi
Ha carattere e proprietà aromatizzanti, digestive, carminative, antispasmodiche, balsamiche, diuretiche, emmenagoghe, antinfiammatorie, antifungine; è un ottimo disinfettante.
Per combattere l’aerofagia, il meteorismo e agevolare la digestione, è sufficiente spargere un po’ di semi sopra le pietanze.
La tisana dei semi agevola la secrezione lattea e calma il vomito e il singhiozzo; è anche utile nel trattamento delle coliche dei bambini piccoli; la tisana di radice è ottima per combattere i raffreddori e la tosse.
In uso esterno vengono consigliati sciacqui con l’infuso contro le infiammazioni della bocca.
Masticare semi di anice favorisce la digestione e profuma l’alito.
Il componente attivo della droga dell’anice, sebbene rappresenti solamente il 3%, è l’olio essenziale contenuto nelle sacche olifere.
Questo a sua volta è un concentrato di anetolo, che arriva a conquistare ben 80 – 90% di tutto l’olio essenziale.
A completare la miscela, ci sono estrapolo, terpeni, aldeidi e chetoni , entrambi derivati dall’anetolo.
A completare il fitocomplesso dell’anice, ci sono zuccheri, mucillagini, acido stearico e clorofilla.
Non esagerare nel consumo per evitare probabili intossicazioni da anetolo.
Nella medicina naturale le foglie essiccate vengono utilizzate per la preparazione di infusi indicati per la cura di infiammazioni intestinali e dentali, ma anche di disturbi al fegato e alla cistifellea.
Storia e curiosità
Era molto nota ai Greci, citata, per le sue proprietà benefiche e curative.
Anche Plinio in epoca romana, la coltivava e la consigliava come pianta curativa per trattare il mal di testa, il mal di gola.
La raccomandava contro le punture degli scorpioni.
Si era notato che aggiungendolo al vino, aumentava la produzione di latte, agevolava le mestruazioni e faceva aumentare la diuresi.
Nell’800 Campana scoprì che era un’ottima cura per far sparire le flatulenze e aiutare lo stomaco nella digestione.
Carlo Magno la fece coltivare negli orti con la famosa ordinanza chiamata “Capitulare villis”.
Studi farmacologici hanno dimostrato la sua attività antibatterica e antimicotica .
Il primo a descrivere e a classificare la specie fu Carl von Linné (Linneo), il padre della moderna classificazione biologica e scientifica degli organismi viventi, così come la conosciamo oggi.
I Confetti di anice romani, gli antenati dei nostri confetti, esistevano già per festeggiare nascite e matrimoni.
Allora, però, i confetti erano generalmente realizzati con anima di mandorle, miele e farina, dal momento che solo pochi conoscevano il saccharon (lo zucchero) che veniva importato dall’Oriente ed era carissimo.
Più in generale, era consuetudine latina masticare semi di anice ricoperti per aiutare la digestione al termine dei banchetti.
Notizie successive, risalenti al XIII secolo narravano che i Bizantini e i Veneziani usavano gettare alla folla chicchi di anice e mandorle ricoperti di miele indurito, durante il carnevale e le cerimonie festose in segno di buon auspicio.
«Cuopronsi i coriandoli di zucchero per confetti, rompono le ventosità del ventre mangiati dopo pasto, e rendono buon odore e fanno buon fiato masticati in bocca » (cfr. G. Soderini (1526-1597), Trattato della cultura degli orti e giardini) Sempre di anice erano le palline di zucchero inumidito che, secondo le cronache medievali dell’Opera di S. Jacopo di Pistoia, venivano date ai viaggiatori del pellegrinaggio compostellano quando, stremati, giungevano in città: palline dolcissime con l’anima di anice dette appunto anici confetti, che figuravano anche tra le pietanze offerte dal Vescovo in occasione delle celebrazioni patronali.
E, come dice Jacques Le Goff, era un “popolo di credenti” quello medievale.
Da allora in avanti, infatti, il confetto diventa simbolo religioso, ad indicare purezza e castità.

Cucina
L’anice è per lo più impiegato come aromatizzante in pasticceria e nella preparazione di alcuni liquori aperitivi e digestivi.
Le foglie fresche si possono raccogliere tutto l’anno e sono adatte ad insaporire le insalate, ma anche ricotta, burro o minestre.
L’utilizzo principale dell’anice nelle ricette salate è quello di aromatizzare il pane e i biscotti fatti in casa e conferire il suo gusto molto particolare e speziato alla carne, soprattutto quella di manzo e di maiale e le carni bianche.
Galletto arrosto all’anice stellato
Ingredienti
2 galletti
200 g passato di pomodoro
1 bicchiere di vino rosso
1 cipolla
1 carota
1 gambo di sedano
alloro
anice stellato
aglio
rosmarino
misticanza
olio extravergine di oliva
sale

Preparazione
Per la ricetta del galletto arrosto all’anice stellato, dividete i galletti in pezzi, separando prima le cosce, poi i petti, infine le ali.
Tagliate le cosce per separarle dalle sovracosce.
Raccogliete tutti i pezzi in una ciotola e conditeli con un pizzico di sale, 1 spicchio di aglio, 1 rametto di rosmarino e un filo di olio.
Mescolate e lasciate marinare per 30 minuti circa.
Rosolate le carcasse dei galletti in una pentola, a fuoco vivace, con un filo di olio, la cipolla, la carota e il gambo di sedano a tocchi; trascorsi 5-6 minuti sfumate con il vino rosso; poco dopo unite la passata di pomodoro, un pizzico di sale, 1 stella di anice spezzettata, 1 foglia di alloro e 1 litro di acqua.
Cuocete per circa 1 ora e 30 minuti, finché il fondo non sarà ridotto della metà, quindi filtratelo e proseguite ancora fino a farlo diventare denso.
Rosolate il galletto in padella con un filo di olio: iniziate da cosce e sovracosce, dopo 5 minuti unite le ali e proseguite per 8 minuti, infine aggiungete i petti e cuocete tutto per altri 10-12 minuti.
Servite il galletto con il suo fondo di cottura e la misticanza.
Fonte : storia delle erbe aromatiche
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Dicembre 2024