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Espletamento dei servizi antincendio

D.P.R. 577/82

Espletamento dei servizi antincendio
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Approvazione del regolamento concernente l’espletamento dei servizi antincendi.

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Visto l’art. 87 della Costituzione;
Visto l’art. 2, primo comma, L. 18 luglio 1980, n. 406, che prevede l’emanazione delle disposizioni intese, a regolare l’espletamento dei servizi di prevenzione e vigilanza antincendi, da assolversi dai vari organi del Corpo nazionale dei vigili del fuoco ai sensi delle leggi 27 dicembre 1941, n. 1570, 13 maggio 1961, n. 469 e 26 luglio 1965, n. 966, nonché del D.P.R. 27 aprile 1955, n. 547;
Udito il parere del Consiglio di Stato;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri adottata nella riunione del 23 luglio 1982;

Decreta:

È approvato l’annesso regolamento concernente l’espletamento dei servizi di prevenzione e vigilanza antincendi, vistato dal Ministro proponente.
Regolamento concernente «norme sui servizi di prevenzione incendi» in esecuzione dell’art. 2 della legge 18 luglio 1980, n. 406 (3)

TITOLO I – Finalità e caratteristiche generali
1. Obiettivi e competenze.
La prevenzione incendi costituisce servizio di interesse pubblico per il conseguimento di obiettivi di sicurezza della vita umana e incolumità delle persone e di tutela dei beni e dell’ambiente secondo criteri applicativi uniformi nel territorio nazionale.
Il servizio di prevenzione incendi costituisce compito istituzionale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
2. Definizione.
Per  «prevenzione  incendi»  si  intende  la  materia  di  rilevanza  interdisciplinare,  nel  cui  ambito vengono promossi, studiati, predisposti e sperimentati misure, provvedimenti, accorgimenti e modi di azione intesi ad evitare, secondo le norme emanate dagli organi competenti, l’insorgenza di un incendio e a limitarne le conseguenze.
3. Princìpi di base e misure tecniche fondamentali.
Per il conseguimento delle finalità perseguite dal presente decreto del Presidente della Repubblica si provvede, oltre che mediante controlli, anche mediante norme tecniche che vengono adottate dal Ministero dell’interno di concerto con le amministrazioni di volta in volta interessate.
Le predette norme, fondate su presupposti tecnico-scientifici generali in relazione alle situazioni di rischio tipiche da prevenire, dovranno specificare:1)  misure,  provvedimenti  e  accorgimenti  operativi  intesi  a ridurre  la  probabilità  dell’insorgere dell’incendio quali dispositivi, sistemi, impianti, procedure di svolgimento di determinate operazioni atti ad influire alle sorgenti d’ignizione, sul materiale combustibile e sull’agente ossidante;
2) misure, provvedimenti e accorgimenti operativi atti a limitare le conseguenze dell’incendio quali sistemi, dispositivi e caratteristiche costruttive, sistemi per le vie d’esodo d’emergenza, dispositivi, impianti, distanziamenti, compartimentazione e simili;
3) apprestamenti e misure antincendi predisposti a cura di titolari di attività comportanti notevoli livelli di rischio ai sensi di quanto fissato dall’art. 2, comma c), della legge 13 maggio 1961, n. 469 (4).
4. Collegamenti con le normative antinfortunistiche e con il Servizio sanitario nazionale.
Nel rispetto delle attribuzioni assegnate in via primaria ad altri enti e organismi, la prevenzione incendi si esplica, ai sensi degli articoli 36 e 37 del D.P.R. 27 aprile 1955, n. 547 (5), anche nel settore della prevenzione degli infortuni sul lavoro e concorre al conseguimento degli obiettivi specificati nella L. 23 dicembre 1978, n. 833 (6), sull’istituzione del Servizio sanitario nazionale.
In tale ambito, con decreto del Ministro dell’interno, di concerto con i Ministri della sanità e del lavoro e della previdenza sociale, saranno determinati il ruolo, le competenze e i collegamenti del servizio di prevenzione incendi del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, al fine del coordinamento dell’azione svolta da uffici statali con quelli regionali, a norma dell’art. 3, L. 22 luglio 1975, n. 382 (6/a), e con organismi, pubblici o privati, operanti istituzionalmente nelle materie indicate al primo comma.
5. Collegamenti con organismi internazionali.
Nell’ambito delle direttive generali del Ministro dell’interno, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco coordina la propria azione nel settore della prevenzione incendi in conformità alle iniziative della Comunità economica europea e di altri organismi internazionali, al fine preminente di armonizzare le prassi e i criteri informatori nazionali con quelli comunitari o internazionali, anche mediante sistematici scambi di conoscenze e di esperienze rivolte al progresso e all’aggiornamento del settore medesimo.
6. Collegamenti con organismi nazionali.
Il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, oltreché con i collegamenti di cui al precedente art. 5, programma, coordina e sviluppa l’attività di prevenzione incendi nei suoi aspetti interdisciplinari mediante la più ampia collaborazione con gli organismi nazionali competenti in materia, anche attraverso seminari, riunioni, iniziative didattiche, esercitazioni e dimostrazioni pratiche.
7. Attività formative.
In relazione alle esigenze emergenti dall’espletamento del servizio di prevenzione incendi, verranno programmati in sede centrale i modi e i tempi per svolgere l’attività formativa relativa al personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco nonché la verifica dei risultati conseguiti.
Tale  attività  formativa  potrà  comprendere  seminari,  conferenze,  cicli  di  formazione  e  di aggiornamento, collegamenti con organi didattici e scientifici e potrà essere articolata in varie sedi, incluse le scuole centrali antincendi ed il centro studi ed esperienze antincendi opportunamente adeguati per corrispondere a tali compiti.

TITOLO II – Servizi di prevenzione incendi
8. Attività di prevenzione incendi.
Il servizio di prevenzione incendi comprende le seguenti attività fondamentali:
organizzazione e programmazione centrale e periferica del servizio;
predisposizione di norme generali e specificazioni tecniche e procedurali;
studio, ricerca, sperimentazione e prove su materiali, strutture, impianti, apparecchiature, ecc.;
designazione  in  organi  collegiali  centrali  e  periferici,  interni  o  esterni  all’Amministrazione dell’interno;
esame di progetti di costruzioni e di installazioni industriali e civili;
accertamenti sopraluogo (visite tecniche).
9. Competenze degli organi centrali.
Oltre alle competenze previste dalle vigenti disposizioni, agli organi centrali del Corpo nazionale dei vigili del fuoco sono attribuite, in materia di prevenzione incendi, le seguenti funzioni:
a) organizzazione generale e coordinamento delle attività di prevenzione incendi;
b) rapporti, nel settore, con gli altri organi del Corpo;
c) prospettazione di esigenze e trasmissione di elementi conoscitivi sulle norme di prevenzione incendi al comitato di cui all’art. 10;
d) coordinamento degli adempimenti connessi agli interventi da esplicare nel settore del Servizio sanitario nazionale, ai sensi del precedente art. 4;
e) organizzazione e aggiornamento dell’attività di documentazione, statistica e informazione inerenti la prevenzione incendi;
f) organizzazione dell’attività di segreteria del comitato centrale tecnico-scientifico.
10. Comitato centrale tecnico-scientifico per la prevenzione incendi.
È  istituito,  con  decreto  del  Ministro dell’interno, il  comitato  centrale  tecnico-scientifico per  la prevenzione incendi, avente i compiti indicati nel successivo art. 11 e composto:
dall’ispettore generale capo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, che lo presiede;
da un dirigente degli organi tecnici centrali del Corpo nazionale dei vigili del fuoco;
dal direttore del centro studi ed esperienze antincendi;
da tre dirigenti scelti fra gli ispettori regionali e aeroportuali;
da un funzionario dirigente amministrativo della Direzione generale della protezione civile e dei servizi antincendi del Ministero dell’interno;
da un esperto designato dal Consiglio nazionale delle ricerche;
da un funzionario designato dal Ministero dell’industria, del commercio e dell’artigianato;
da un rappresentante dell’Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro;
da un funzionario designato dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale;
da un tecnico designato dal Ministero dei lavori pubblici;
da un ingegnere designato dal consiglio nazionale dell’Ordine degli ingegneri;
da un architetto designato dal consiglio nazionale dell’Ordine degli architetti;
da quattro esperti, designati rispettivamente dalle confederazioni dell’industria, del commercio, dell’agricoltura e dell’artigianato, maggiormente rappresentative sul piano nazionale;
da un esperto designato dall’Associazione nazionale delle imprese assicuratrici (ANIA);
da tre esperti, designati dalle confederazioni sindacali maggiormente rappresentative sul piano nazionale (6/b);
da un rappresentante della «piccola industria» ed uno della «proprietà edilizia».
Per ogni componente titolare del comitato è nominato un membro supplente.Il comitato dura in carica tre  anni e i componenti possono essere riconfermati.
Il componente che, senza giustificato motivo, non interviene per tre sedute consecutive, viene dichiarato decaduto e ne viene richiesta la tempestiva sostituzione.[Il comitato adotta i pareri di cui alla lettera d) dell’art. 11 a maggioranza dei presenti e ogni componente ha facoltà di far verbalizzare il proprio dissenso] (7).
Funge da segretario un funzionario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
11. Competenze del comitato centrale tecnico-scientifico per la prevenzione incendi.
Il comitato centrale tecnico-scientifico per la prevenzione incendi provvede:
a) all’elaborazione e all’aggiornamento delle norme tecniche e procedurali in materia di prevenzione incendi in armonia con quanto stabilito nel decreto di cui all’art. 4, secondo comma;
b) a fornire il necessario apporto tecnico-scientifico per la elaborazione delle norme di prevenzione incendi interessanti le macchine, gli impianti e le attrezzature soggetti ad omologazione di cui al penultimo  comma  dell’art.  23,  L.  23  dicembre  1978,  n.  833  (7/a),  sull’istituzione  del  Servizio sanitario nazionale;
c) ad esprimere pareri su questioni e problemi inerenti la prevenzione incendi;
d) [ad esprimere parere in ordine alle richieste di deroga di cui all’art. 21 in attesa del riordinamento delle norme di prevenzione incendi] (7/b);
e) a richiedere agli organi del Corpo l’effettuazione di studi, ricerche e progetti nella specifica materia.
Nell’espletamento delle proprie attribuzioni il comitato potrà articolarsi in gruppi di lavoro.
Per determinati settori di competenza e per un tempo limitato alle esigenze di elaborazione e di aggiornamento di particolari norme tecniche, il comitato può avvalersi dell’opera di esperti o di rappresentanti di enti e organismi diversi da quelli indicati nel precedente art. 10.
All’emanazione delle norme e delle specifiche tecniche, elaborate e aggiornate dal comitato centrale tecnico-scientifico  per  la  prevenzione  incendi  si  provvede  mediante  decreti  del  Ministero dell’interno con l’eventuale concerto di altri Ministeri interessati (7/c).
Il comitato, all’inizio di ogni anno, formula il programma generale della propria attività concernente i compiti al medesimo attribuiti, nonché una relazione sull’attività svolta nell’anno precedente.
12. Attività di studio, ricerca e sperimentazione.
Per  la  promozione  e  l’attuazione  degli  studi,  della  ricerca  e  sperimentazione  nel  settore  della prevenzione incendi, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco si avvale del centro studi ed esperienze antincendi il quale, a tali fini, può assumere idonee iniziative ivi compresa la cooperazione con altri istituti, enti, aziende che operano nel settore della ricerca.
Il  centro  studi  ed  esperienze  antincendi  formulerà  in  tal  senso  specifici  programmi  annuali  e pluriennali, da approvarsi preventivamente da parte degli organi tecnici centrali del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Il complesso delle attività di studio, ricerca e sperimentazione, di cui ai precedenti commi del presente articolo, concorre a fornire elementi tecnico-scientifici da porsi a base dei fondamenti attuativi della prevenzione incendi anche ai fini delle «omologazioni» di macchinari, impianti e attrezzature.
13. Esame dei progetti.
I competenti organi del Corpo nazionale dei vigili del fuoco provvedono, ai sensi dell’art. 37 del D.P.R. 27 aprile 1955, n. 547 (8), all’esame preventivo dei progetti delle aziende e lavorazioni elencate nelle tabelle A e B del decreto del Presidente della Repubblica 26 maggio 1959, n. 689 (8), per l’accertamento della rispondenza dei progetti stessi alle vigenti norme o, in mancanza, ai criteritecnici di prevenzione incendi, tenendo presenti le finalità ed i princìpi di base di cui al precedente art. 3 e le esigenze funzionali e costruttive degli insediamenti, delle attività, degli impianti, ecc.
Il motivato parere in merito all’esame preventivo dei progetti deve essere comunicato agli interessati entro il termine di novanta giorni dalla data di presentazione della richiesta corredata della prescritta documentazione ovvero dalla data di perfezionamento della richiesta medesima.
Le norme tecniche di prevenzione e le osservazioni generali formulate sui progetti, nonché i pareri espressi in materia dai competenti organi, sono comunicati ai sindaci ai fini di tutti gli interventi, gli adeguamenti anche regolamentari, e i necessari adempimenti da disporre nell’ambito di competenza.
14. Visite tecniche.
Il personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, tenuto anche conto di quanto verrà stabilito nel decreto di cui all’art. 4, provvede agli accertamenti sopraluogo presso gli insediamenti industriali e civili,  gli  impianti  e  le  attività  soggetti  al  controllo  di  prevenzione  incendi  al  fine  di  valutare direttamente  i  fattori  di  rischio,  verificare  la  rispondenza  alle  norme  e  ai  criteri  tecnici  di prevenzione incendi e l’attuazione delle prescrizioni e degli obblighi a carico dei responsabili delle attività soggette a controllo.
Gli accertamenti sopraluogo possono essere effettuati:
a) su richiesta degli interessati per procedere al controllo dell’osservanza delle prescrizioni impartite in sede di esame dei progetti delle nuove attività e dei nuovi impianti soggetti ai controlli stessi;
b)  su  richiesta  dei  soggetti  interessati,  a  norma  di  legge,  alla  sicurezza  antincendi,  al  fine  del controllo dell’osservanza delle norme di prevenzione incendi per le attività in esercizio;
c) per procedere al controllo di situazioni di potenziale pericolo segnalate o comunque rilevate;
d) per procedere a controlli «a campione», in base a disposizioni da emanarsi da parte degli organi tecnici del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Per insediamenti industriali e impianti di tipo complesso e a tecnologia avanzata, gli accertamenti sopraluogo sono effettuati da una commissione composta da tre esperti in materia, designati dal comitato tecnico regionale di cui all’art. 20.
Di detta commissione deve far parte un componente del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
15. Adempimenti di enti e privati.
Gli enti e i privati sono tenuti a richiedere ai comandi provinciali dei vigili del fuoco:
1) l’esame dei progetti di nuovi insediamenti industriali e civili soggetti al controllo di prevenzione incendi o dei progetti di modifiche o ampliamenti di quelli esistenti;
2) le visite per il controllo dell’esecuzione delle prescrizioni impartite;
3) le visite periodiche secondo le modalità stabilite dal decreto di cui agli articoli 2 e 4 della legge 26 luglio 1965, n. 966 (9);
4) le visite di collaudo ad impianto o costruzione ultimati, prima dell’inizio delle lavorazioni per le attività indicate nelle tabelle A e B del D.P.R. 26 maggio 1959, n. 689 (9/a) ai sensi dell’art. 37, D.P.R. 27 aprile 1955, n. 547;
5) [le visite di controllo al fine del rilascio del certificato di prevenzione incendi per manifestazioni di qualsiasi genere da svolgersi in locali o luoghi aperti al pubblico, sprovvisti di tale certificato. Il certificato  di  prevenzione  incendi  non  può  essere  rilasciato  prima  di  aver  fatto  verificare,  nel termine per l’adozione dei provvedimenti conseguenti all’obbligo del preavviso alle autorità, dalla commissione di cui all’art. 141 del R.D. 6 maggio 1940, n. 635 (10), le condizioni generali di sicurezza dei locali o dei luoghi indicati per lo svolgimento delle manifestazioni. La validità del certificato di prevenzione incendi, appositamente rilasciato per l’occasione, è limitata alla durata della manifestazione] (10/a).
Le richieste di approvazione dei progetti e quelle delle visite di controllo di cui sopra debbono essere inoltrate al comando provinciale dei vigili del fuoco competente per territorio e debbono essere corredate dalla idonea documentazione tecnico-illustrativa necessaria. In particolare, per insediamenti industriali e impianti di tipo complesso e a tecnologia avanzata, le richieste di cui al presente comma debbono essere corredate anche di studi analitici di sicurezza e di affidabilità degli impianti di processo e dei sistemi di protezione.
Dopo il rilascio del certificato di prevenzione incendi, di cui al successivo art. 17, il responsabile dell’attività è tenuto ad osservare e a far osservare le limitazioni, i divieti e, in genere, le condizioni di esercizio indicate nel certificato stesso.
Il responsabile dell’attività per la quale è stato rilasciato il certificato di prevenzione incendi è altresì tenuto  a  curare  il  mantenimento  dell’efficienza  dei  sistemi,  dei  dispositivi  e  delle  attrezzature espressamente finalizzati alla prevenzione incendi.
Le determinazioni dei comandanti provinciali dei vigili del fuoco sono atti definitivi (10/b).
16. Compiti dei comandi provinciali.
I comandi provinciali dei vigili del fuoco provvedono alla organizzazione ed al funzionamento del servizio di prevenzione incendi. A tal fine essi adegueranno la propria organizzazione interna alle esigenze della migliore funzionalità del servizio, anche mediante la programmazione del controllo delle attività con sistemi meccanizzati, secondo criteri stabiliti dagli organi centrali del Corpo.
Accertata con le modalità di cui all’art. 14, la osservanza delle norme di prevenzione incendi, i comandi provinciali dei vigili del fuoco rilasciano il «certificato di prevenzione incendi» di cui al successivo art. 17 anche per insediamenti industriali e impianti di tipo complesso e a tecnologia avanzata, sentito il parere del comitato tecnico regionale di cui all’art. 20.
Qualora dai controlli effettuati, venga invece accertata la inosservanza di norme o la alterazione delle preesistenti condizioni di sicurezza, i comandi provinciali dei vigili del fuoco comunicano i propri rilievi all’autorità comunale e alle altre autorità competenti, ai fini dell’adozione dei relativi provvedimenti.
17. Certificato di prevenzione incendi.
Il certificato di prevenzione incendi attesta che l’attività sottoposta a controllo è conforme alle disposizioni vigenti in materia e alle prescrizioni dell’autorità competente.
18. Procedure di prevenzione incendi.
Ai  fini dell’approvazione di  un  progetto o  del  rilascio del  certificato di  prevenzione incendi,  i comandi provinciali dei vigili del fuoco, oltre agli accertamenti ed alle valutazioni direttamente eseguite, possono avvalersi, nei casi previsti dalla legge e dai regolamenti, di certificazioni rilasciate da enti e laboratori legalmente riconosciuti o da professionisti iscritti agli albi professionali.
L’esito degli accertamenti sopraluogo svolti dal personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, deve essere formalizzato a mezzo di apposito verbale da acquisire agli atti del comando provinciale.
Nella fase preliminare di progettazione i comandi provinciali dei vigili del fuoco potranno valutare le proposte dei professionisti e degli operatori privati per la individuazione delle soluzioni tecniche più idonee a garantire le condizioni di sicurezza antincendio.
19. Competenze degli ispettori regionali o interregionali.
Gli ispettori regionali o interregionali:
a) coordinano l’attività di prevenzione incendi nell’ambito della regione di competenza, ai fini di assicurare l’uniformità dei criteri applicativi delle norme e delle disposizioni procedurali emanate dagli organi tecnici centrali del Corpo nazionale dei vigili del fuoco;b) avanzano proposte e suggerimenti desunti in base allo svolgimento del servizio di prevenzione incendi in sede regionale e suscettibili di applicazione su scala nazionale;
c) presiedono i comitati tecnici regionali di cui al successivo art. 20;
d) procedono all’esame, dal punto di vista della prevenzione incendi, dei progetti di realizzazione, ampliamento o modifica di installazioni od impianti di particolare rilevanza o che presentino, per le tecnologie adottate, alti livelli di rischio, per i successivi adempimenti, sentito in proposito il parere del comitato tecnico regionale e secondo quanto sarà previsto dalla direttiva CEE; a tal fine i progetti dovranno essere corredati anche di studi analitici di sicurezza e di affidabilità degli impianti di processo e dei sistemi di protezione;
e) esprimono motivato parere agli organi tecnici centrali del Corpo nazionale dei vigili del fuoco sulle istanze di deroga di cui all’art. 21;
f) ai sensi dell’art. 107, secondo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616 (11), possono far parte di organismi tecnici consultivi delle regioni che trattano problemi connessi con l’applicazione di norme di prevenzione incendi, secondo le norme regionali che ne disciplinano la composizione.
Con decreto del Ministro dell’interno, su proposta degli organi tecnici centrali del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, sarà provveduto a determinare l’elenco delle attività demandate, per l’esame, agli ispettori regionali o interregionali.
20. Comitato tecnico regionale o interregionale per la prevenzione incendi.
Presso  l’ufficio  dell’ispettore  regionale  o  interregionale  è  istituito,  con  decreto  del  Ministro dell’interno,  un  comitato  tecnico  regionale  o  interregionale  per  la  prevenzione  incendi,  con  il compito di esprimere parere sui progetti delle installazioni o impianti concernenti le attività di cui all’art.  19  e  designare  gli  esperti  della  commissione  incaricata  di  effettuare  gli  accertamenti sopraluogo per gli insediamenti industriali e gli impianti di tipo complesso e a tecnologia avanzata di cui all’art. 14.
Il comitato è composto dei seguenti membri:
un ispettore regionale o interregionale competente per territorio con funzione di presidente;
tre funzionari tecnici del Corpo nazionale dei vigili del fuoco della regione, di cui almeno due con funzioni di comandante;
un ispettore del lavoro designato dall’ispettorato regionale del lavoro;
un rappresentante dell’ordine degli ingegneri della provincia in cui ha sede l’ispettorato regionale o interregionale.
Per l’esame delle questioni connesse a competenze delle regioni, può essere chiamato a far parte del
comitato un esperto tecnico designato dalla regione.
In aggiunta a ciascun componente titolare del comitato è nominato anche un membro supplente.
Il comitato può avvalersi a titolo consultivo, per particolari problemi, di tecnici aventi specifiche competenze.
Funge da segretario un dipendente dell’ispettorato regionale designato dall’ispettore.
21. Deroghe.[Nei casi in cui, per un’attività soggetta al controllo di prevenzione incendi, per situazione articolare degli insediamenti degli impianti, delle caratteristiche dei cicli di lavorazione, non sia possibile il rispetto integrale delle norme in vigore, l’interessato potrà avanzare motivata richiesta di deroga all’osservanza della norma medesima al comando provinciale dei vigili del fuoco che, accertata la consistenza dei motivi della richiesta, ne curerà l’inoltro, con il proprio parere, all’ispettore regionale o interregionale.
L’ispettore  regionale  o  interregionale,  con  proprio  motivato  parere,  trasmetterà  l’istanza  ai competenti organi centrali tecnici del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Le  deroghe  potranno  essere  concesse,  sentito  il  parere  espresso  dal  comitato  centrale  tecnico-scientifico di cui all’art. 10, sempreché venga accertata la possibilità di realizzare, mediante misure alternative, un grado di sicurezza equivalente a quello previsto dalle norme.
Rimane immutato quanto disposto dal decreto ministeriale 31 luglio 1934 (12) sugli olii minerali e carburanti] (12/a).
22. Fino a quando non entreranno in vigore le norme e specificazioni tecniche di cui all’art. 11 del presente  decreto,  si  applicano  le  norme  e  i  criteri  tecnici  in  materia  di  prevenzione  incendi attualmente in vigore (12/b).
Salvo  quanto  specificamente  previsto  dal  presente  decreto,  le  attività  soggette,  ai  fini  della prevenzione incendi, al controllo dei competenti organi del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, sono quelle elencate nelle tabelle A e B annesse al decreto del Presidente della Repubblica 26 maggio 1959, n. 689 (13), e nell’elenco allegato al decreto ministeriale 16 febbraio 1982, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 9 aprile 1982, n. 98, con le periodicità indicate nel decreto ministeriale medesimo.
23.  Con  successive  norme  regolamentari  si  provvederà  a  determinare  una  nuova  ed  organica disciplina delle procedure per l’attuazione del servizio di vigilanza, in armonia con gli indirizzi del presente regolamento e a completo adempimento della previsione espressa dall’art. 2, primo comma, della legge 18 luglio 1980, numero 406 (14).

(2) Con D.M. 30 novembre 1983 (Gazz. Uff. 12 dicembre 1983, n. 339) sono stati approvati i termini, le definizioni generali e i simboli grafici di prevenzione incendi e sono stati abrogati i termini e le definizioni generali, non conformi, riportati nelle norme e nei criteri tecnici di cui al primo comma dell’art. 22 del presente decreto. Con successivo D.M. 1° febbraio 1986 (Gazz. Uff. 15 febbraio 1986, n. 38) sono state approvate le norme di sicurezza antincendi per la costruzione e l’esercizio di autorimesse e simili. Con D.M. 16 maggio 1987, n. 246 (Gazz. Uff. 27 giugno 1987, n. 148) sono state approvate le norme di sicurezza antincendi per gli edifici di civile abitazione. Con D.M. 12 aprile 1996, riportato al n. LXIX, è stata approvata la regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, la costruzione e l’esercizio degli impianti termici alimentati da combustibili gassosi.
(1/circ) Con riferimento al presente provvedimento è stata emanata la seguente circolare:
– Ministero dell’interno: Circ. 5 maggio 1998, n. 9.
(3) Riportata al n. XXXII.
(4) Riportata al n. X.
(5) Riportato alla voce Infortuni sul lavoro e igiene (Prevenzione degli).
(6) Riportata alla voce Sanità pubblica.
(6/a) Riportata alla voce Impiegati civili dello Stato.
(6/b) Così modificato dall’art. 6, L. 2 dicembre 1991, n. 384, riportata al n. LI.
(7) Comma abrogato dall’art. 9, D.P.R. 12 gennaio 1998, n. 37, riportato al n. LXXVII.
(7/a) Riportata alla voce Sanità pubblica.
(7/b) Lettera abrogata dall’art. 9, D.P.R. 12 gennaio 1998, n. 37, riportato al n. LXXVII.
(7/c) Con D.M. 26 giugno 1984 (Gazz. Uff. 25 agosto 1984, n. 234, S.O.), modificato dal D.M. 14 gennaio 1985 (Gazz. Uff. 19 gennaio 1985, n. 16), sono stati stabiliti norme, criteri e procedure per la classificazione di reazione al fuoco e l’omologazione dei materiali ai fini della prevenzione incendi. Con D.M. 24 novembre 1984 (Gazz. Uff. 15 gennaio 1985, n. 12, S.O.), modificato dal D.M. 16 novembre 1999 (Gazz. Uff. 23 novembre 1999, n. 275), sono state emanate norme disicurezza antincendio per il trasporto, la istribuzione, l’accumulo e l’utilizzazione del gas naturale con densità non superiore a 0,8.
Successivamente, il D.M. 4 febbraio 1985 (Gazz. Uff. 26 febbraio 1985, n. 49) ha approvato le norme  transitorie  sull’uso  di  materiali  classificati  per  la  reazione  al  fuoco  in  data  antecedente all’entrata  in  vigore  del  D.M.  26  giugno  1984  e  la  classificazione  di  reazione  al  fuoco  ed omologazione dei materiali ai fini della prevenzione incendi. Con D.M. 6 marzo 1986 (Gazz. Uff. 13 marzo 1986, n. 60) sono stati fissati criteri per il calcolo del carico di incendio per locali aventi strutture  portanti  in  legno.  Con  D.M.  9  febbraio  1989  (Gazz.  Uff.  3  marzo  1989,  n.  52)  sono approvate le norme di sicurezza antincendi da applicarsi nella progettazione ed installazione di impianti di produzione calore a servizio delle serre.
Con D.M. 5 agosto 1991 (Gazz. Uff. 24 agosto 1991, n. 198) sono state dettate disposizioni per la commercializzazione e l’impiego in Italia dei materiali destinati all’edilizia legalmente riconosciuti in uno dei Paesi CEE sulla base delle norme di reazione al fuoco. Con D.M. 13 ottobre 1994 (Gazz. Uff. 12 novembre 1994, n. 265, S.O.) modificato dall’art. 1, D.M. 29 ottobre 1999 (Gazz. Uff. 11 novembre  1999,  n.  265)  è  stata  approvata  la  regola  tecnica  di  prevenzione  incendi  per  la progettazione, la costruzione, l’installazione e l’esercizio dei depositi di G.P.L. in serbatoi fissi di capacità complessiva superiore a 5 metri cubi e/o in recipienti mobili di capacità complessiva superiore a 5.000 kg. Con D.M. 18 maggio 1995 (Gazz. Uff. 9 giugno 1995, n. 133, S.O.) è stata approvata la regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, costruzione ed esercizio dei depositi di soluzioni idroalcoliche.
(8) Riportato alla voce Infortuni sul lavoro e igiene (Prevenzione degli).
(8) Riportato alla voce Infortuni sul lavoro e igiene (Prevenzione degli).
(9) Riportata al n. XIII.
(9/a) Riportato alla voce Infortuni sul lavoro e igiene (Prevenzione degli).
(10) Riportato alla voce Sicurezza pubblica.
(10/a) Numero abrogato dall’art. 9, D.P.R. 12 gennaio 1998, n. 37, riportato al n. LXXVII.
(10/b) Vedi, anche, l’art. 4, D.M. 19 marzo 2001.
(11) Riportato alla voce Regioni.
(12) Riportato alla voce Oli minerali e carburanti.
(12/a) Articolo abrogato dall’art. 9, D.P.R. 12 gennaio 1998, n. 37, riportato al n. LXXVII.
(12/b) Vedi nota 2.
(13) Riportato alla voce Infortuni sul lavoro e igiene (Prevenzione degli).
(14) Riportata al n. XXXII.

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